Procedere di spalle
Anche se rimanessi in un raccolto silenzio, so bene che ti incontrerei là
Tu hai sempre saputo della mia necessità di coerenza, me la leggevi negli occhi quando ancora i nostri intenti non si erano parlati. Senza mai conoscermi davvero, hai sempre preso le mie difese davanti ad invettive ingiustificate che mi venivano rivolte in mia assenza, ché quasi nessuno ha il coraggio di esprimere un giudizio davanti all’interessato. Il pensiero elaborato, o le idee, sono delle cose specifiche, ma il giudizio è un’altra cosa, è privo di apertura mentale, non accetta l’altro da sé, ed è funzionale a tentare di arginare coloro di cui si ha paura perché diversi dalla nostra piccola e malsana pretesa di conoscere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, perché lontani dal nostro tossico moralismo che denota grettezza e piccineria morale e intellettuale. E tu eri lì a difendermi, che per quanto neanche tu mi conoscessi (al pari di chi lanciava dardi solo per proteggere le proprie piccole e labilissime sicurezze), almeno tu hai avuto la lungimiranza e l’intelligenza sociale di sentire, di capire, di combattere per un’idea, la tua, che raccontava di una voglia di combattere accanto a chi a sua volta si batteva per la libertà e l’indipendenza, e i cui discorsi facevano terribilmente paura perché significavano levare potere all’uomo sul suo simile, e questo, a chi ha un minimo di poterucolo da gestire, fa enormemente paura.
Hai avuto la lungimiranza e l’intelligenza sociale di sentire, di capire
Perché tu sapevi chi ero. Sapevi chi sono. Lo sapevi intimamente perché ti somiglio ed è da questo che nasce la nostra vicinanza, e il sentire profondo che ci unisce, e il rispetto per le nostre scelte e quelle altrui. E quando capiremo che la più alta forma di rispetto verso chiunque, coincide con il rispetto verso noi stessi, verso ciò che di noi diciamo – che sempre dovrebbe combaciare con ciò che facciamo – allora non dovremo più preoccuparci del giudizio degli altri ma occuparci solo di essere fedeli a ciò che diciamo di essere. Allora e solo allora non potrà esserci giudizio, perché trionferemo nella coerenza, e non avremo affanno nel giustificarci, ché il modo in cui agiremo non sarà altro che l’ovvio seguire del verbo, il naturale prosieguo di un’azione che ha la sua origine nella parola, che è azione a sua volta. La rettitudine è un valore mai fuori moda. Chi non la pratica, sentendosi per questo libero, è uno stolto che non sa che la vera libertà sta nell’assunzione di responsabilità nei confronti delle proprie scelte. Chi non rispetta la sua propria parola non è un essere libero, ma un essere totalmente condizionato da qualunque persona atto o fatto che quotidianamente lo raggiunge. Il vero pericolo di ognuno di noi sta dentro di sé.