In Bolivia, finalmente
Eravamo rimasti al Machu Picchu, un’avventura incredibile e faticosa e che ci rimarrà per sempre nel nostro cuore.
Ora è il momento di scoprire la Bolivia, un paese a molti sconosciuto, tra i piú poveri (anzi il piú povero) dell’America Latina. Tanto che molti ci dicevano che la gente è meno cordiale ed amichevole e che in ogni occasione cerca di spillare (per qualsiasi motivo) dei quattrini, perché anche se pochi per loro è qualcosa.
In effetti possiamo dirvi che anche a noi capitò. Dopo la frontiera decidemmo di fermarci a Copacabana, una località turistica sulle rive del lago Titicaca. Faceva freddissimo, siamo a circa 3800m, c’è la spiaggia ma non pensiamo minimamente di prendere il sole: il Sole qui brucia la pelle, e la gente passeggia sempre con un ombrello.
Il paesino è piccolissimo e molto carino, e decidiamo di comprare il biglietto per la barca che ci porterà alla famosa Isla del Sol. Ed ecco che iniziano i primi problemi: per pochi euro compriamo il ticket di andata, con ritorno previsto verso le ore 16. Ma nel bel mezzo dell’oceano ci dicono che saremmo potuti tornare alle 16 solo ingaggiando una guida: se avessimo fatto avremmo dovuto imbarcarci alle 15,30. Ma poiché l’arrivo è previsto per le 14,40 non c’è praticamente nemmeno quasi il tempo di scendere dalla barca.
Ovviamente noi decidiamo senza guida, questi compromessi dell’ultimo minuto non fanno per noi: visiteremo l’isola rapidamente piuttosto che dare quei soldi!
L’isola per fortuna non ci entusiasmò, solo grandi salite e scalinate, e la gente indigena in ogni angolo con il suo lama a chiederti un euro a foto, e ostelli diroccati su salite e zone deserte. Effettivamente non avevamo bisogno di vedere altri lama, asini e gente che ti chiede soldi per far foto con loro. Camminiamo anche se abbiamo il fiatone e le salite sono tante; inoltre ci si mette pure l’altezza a stancare tanto. E’ l’ora di imbarcarci nuovamente verso Copacabana: il viaggio scomodissimo di circa un’ora lo passiamo raccontando le nostre impressioni sull’isola; forse avevamo sopravvalutato questo luogo.
Torniamo finalmente sulla terra ferma e passeggiamo lungo la spiaggia piena di pedalò a forma di cigno ma nessuno nel lago. Lo ammettiamo, avevamo un po’ la luna storta, non abbiamo iniziato con il piede giusto, e aggiungiamo pure che nell’ostello mancava l’acqua calda…
Il paese è pieno di agenzie viaggi, e quindi decidiamo di acquistare un ticket per andare direttamente a La Paz il giorno dopo: i prezzi sono bassissimi, degni di quello che fino a quel momento era stato il paese più economico che avessimo visitato (per mia esperienza personale direi che è superato solo dall’Armenia!). Sono ormai le sette di sera, è già notte, quindi mangiamo e andiamo a dormire con tremila coperte sopra, e ovviamente senza farci la doccia!
Il giorno seguente ci capita un altro imprevisto: non ci lasciano entrare nel bus (non solo a noi). Il motivo? La strada per La Paz è interrotta, l’autobus deve cambiare strada e quindi dovevamo pagare di più… come al solito Ramon discute con l’autista ma niente, paghiamo, è un euro in più. Il viaggio di quattro ore diventa una caccia alla strada giusta per La Paz, l’autista non sa che via prendere, ci troviamo nella periferia della città con altri bus tutti intenti a cercare l’uscita. Passano due ore tra buche, fossi, polvere e ancora niente fino a che il bus frena di colpo… abbiamo colpito un palo della corrente! L’autista dal finestrino sale sul tetto del bus e con un bastone butta i cavi lontano dal bus davanti a tutti i viaggiatori increduli. Passano ancora tre ore e finalmente siamo a La Paz, anzi nel traffico caotico di questa città, che a primo impatto ci piace ma più avanti vi spiegheremo cosa ci accradrà.
Potete visualizzare le nostre foto e i nostri aggiornamenti sulla nostra pagina Facebook e i nostri video sul nostro canale Youtube.