Le maratone della lingua
Tutti di fretta: ma verso dove?
Deve essere una caratteristica tipica del nostro tempo, qualcosa di strutturale e imprescindibile, una specie di legge non scritta ma più vincolante di quelle scritte (che sovente sono disattese, almeno alle nostre latitudini…). Insomma la cifra del nostro tempo sembra essere la fretta. C’è fretta di cambiare, il Sud ha fretta, il lavoro per i giovani è una priorità da affrontare in fretta, non si possono più rimandare le riforme della politica, figuriamoci, c’è grande fretta! Ma a fronte di tutte le questioni che sarebbe urgente affrontare per il momento abbiamo adattato solo una cosa alla necessità (vera o presunta) di sbrigarci: la nostra lingua, o meglio il nostro linguaggio. Già è faticoso capirsi, se poi non ci si può nemmeno spiegare con calma diventa davvero difficile intrecciare un proprio ragionamento con quello di un altro. Ma è soprattutto la modalità con cui si affretta il parlare a lasciare perplessi. Non so se tutto è iniziato dagli sms (ma potrebbe essere un buon indizio).
Xkè adss s scrv csì per fre prm. Ora, se il tempo risparmiato servisse a qualcosa di costruttivo, che so, ad una buona e sana attività che richieda calma, concentrazione e pazienza allora sarebbe giustificabile. Ma se non è così perché bisogna correre come forsennati? Forse perché il correre è diventato l’obiettivo e non più la modalità strumentale di fare qualcosa.
correre è diventato l’obiettivo e non più la modalità strumentale di fare qualcosa
Ma sono le notazioni sulla salute quelle che mi allarmano maggiormente. Sarà il clima, l’alimentazione o non so che cosa ma quanti soffrono “di cervicale“? Ora se non ci metti vicino il sostantivo “artrosi” non si capisce bene a cosa ci si riferisca. Perché andrebbe bene anche semplicemente “la colonna“. Mi sono molto allarmato a sentire gente che si lamenta così: perché io non ho solo la cervicale (di colonna): ho anche la lombare e persino la dorsale: sarò un caso grave? Devo aspettarmi dolori lancinanti da qui a breve?
Nemmeno il mondo della cultura fa eccezione. Un recente film, molto celebrato, ha dimostrato tutto il suo valore perché esprime benissimo “l’onirico” senza trascurare “il simbolico” quasi a sostenere “il metafisico” che da solo, si sa, non può stare.
Per non parlare dell’amore. Sarà per questo che si sintetizza una dichiarazione di affetto con TVB: vista la durata media delle relazioni è meglio sbrigarsi per evitare che tutto sia finito ancor prima che sia stata completata la frase (anche per questo l’espressione è da preferire alla più impegnativa e lunga e prolissa “TVTB“).
Non c’è scampo: bisogna adattarsi. Bisogna correre, altro che slow food! Ma io non mollo e non voglio rassegnarmi: ne va del mio “digerente” accidenti…