Instabilità
Non aveva ancora finito di riscrivere ciò che era rimasto nella sua memoria, di quello che aveva sentito e vissuto. Lo aveva lasciato su fogli sparsi, a memoria, ma ora che potrebbe essere futuro di quel passato, si rende conto di non avere nulla tra le mani; ha gettato via tutto, ogni singolo rigo è scomparso.
Forse per non avere testimonianza di sé, di quella che era allora e sarebbe voluta diventare? Che ora è diventata?
vivere nell’attesa del giorno dopo, è un bel vivere
Queste contorsioni mentali non le giovano affatto, si sente un’equilibrista in perenne movimento, senza la sicura protezione di un materasso sottostante. Potrebbe perdere la testa da un momento all’altro, potrebbe superare la sottile linea tra savietà e follia e precipitare nel burrone dei neri e sconosciuti meandri della mente.
A volte sente che c’è in lei qualcosa di appeso e sospeso: la salute, il carattere, i sentimenti.
Tutto le sembra instabilità, e non si tratta di liquidare ogni cosa con gli aggettivi: volubile, femmineo, debole; è qualcosa che va oltre, procede lungo un binario rettilineo come se sapesse la sua destinazione e le singole fermate da effettuare, ma lei no.
Sarà la sua giovane età, la sua precarietà emotiva; sarà che un giorno tutto si metterà a posto e come per magia ogni singolo pezzo del puzzle non sarà più sparpagliato, ma troverà la giusta collocazione. Sarà il vento che ora non le dà pace, folate interiori che la spingono in ogni dove senza una posa. Che tempesta infernale!
Un’esistenza che era iniziata bene, nel modo giusto, con i giusti momenti di crescita. E poi il vuoto totale, l’idiosincrasia per ogni cosa, il vivere la vita come se non dovesse mai finire, rimandando continuamente la vita, la felicità, allontanando ogni idea di positività, non godendo ogni cosa. Crescere con l’idea della festa, delle belle giornate da trascorrere nei campi a raccogliere i frutti che altri hanno piantato, vivere nell’attesa del giorno dopo, è un bel vivere.
Un mondo felice, spensierato, scandito dai momenti più nitidi della fanciullezza, quando lo scorrere delle ore non altera l’equilibrio della tua esistenza. Le ore erano piene di libertà quando si avviava a casa nel quotidiano rientro dalle fatiche; chiacchiere, paure allontanate da legami forti e duraturi. Sentiva ancora il profumo del calore che riusciva a penetrarle dentro, a costruirla, a fare di lei una persona.
Qualcosa poi si è rotto; sì, ma quando? Forse nel momento in cui qualcuno le confessò il segreto del diventare grandi o quantomeno del capire di esserlo diventati: guardarsi dall’esterno, osservarsi e giudicarsi. Un narratore onnisciente.
Gli anni sono passati, ma lei non si sente cresciuta, non riesce a trovare il punto fermo da cui guardarsi e valutarsi; forse non è ancora diventata grande e questo le basta per sentirsi instabile, ma felice.