Essere la signora Sanders
Il racconto ‘Essere la signora Sanders’ di Angela Catalini si è classificato al secondo posto della seconda edizione del Premio di narrativa ‘Natale Patti’
Mio marito torna con un mazzo di chiavi che getta sulla guardiola.
– Lo sgorbio del piano di sopra ha il cancro, starà via due mesi, mi ha dato le chiavi dell’appartamento per le piante e il gatto.
Mentre se ne va farfuglia qualcosa sulle noie che deve sopportare un portiere per mantenere il posto di lavoro, come se il cancro fosse una grana che grava sulle sue spalle piuttosto che su quelle del signor Sanders, il signore anziano che vive nell’appartamento al secondo piano.
Ha iniziato a chiamarlo “sgorbio” per via di una malformazione alle ossa che con gli anni è peggiorata costringendolo a camminare piegato in avanti, come se trasportasse un grosso peso. Non sapevo si fosse ammalato, del resto, è sempre stato discreto e dubito che qualcuno del condominio fosse al corrente delle sue condizioni. Non sapevo si fosse ammalato, del resto, è sempre stato discreto e dubito che qualcuno del condominio fosse al corrente delle sue condizioni.
L’appartamento del signor Sanders lo rispecchia: è pulito, ordinato ed elegante. Nella sala illuminata a giorno dalla vetrata, ci sono diverse piante, una grande libreria e quadri di diversa grandezza con i colori sbiaditi.
In un angolo c’è la poltrona dove la signora Sanders, quando era in vita, amava sedere per leggere libri o correggere i compiti dei suoi allievi. La camera da letto è chiusa a chiave, perciò non dovrò occuparmene. Il gatto si chiama Oliver, è un gatto di strada con il pelo corto e gli occhi grigi. Sonnecchia tutto il giorno tranne quando ha fame e allora ti guarda con cert’occhi supplicanti che non puoi ignorare.
Durante l’estate le incombenze di un portiere sono maggiori perché le piante del condominio devono essere annaffiate più spesso e alcuni condomini ospitano amici e parenti e non si finisce mai di pulire. A volte, quando mi occupo dell’appartamento del signor Sanders, tiro un respiro di sollievo perché mio marito se ne disinteressa ed è un luogo riservato solo a me.
Così, dopo aver sistemato la lettiera del gatto, spolverato i mobili e passato la cera, mi siedo sulla poltrona della signora Sanders e immagino di essere una professoressa in pensione con la testa piena di nozioni.
Intorno alla poltrona ci sono diverse piante, la più alta ha dei fiori gialli che sporgono verso la vetrata, ai lati invece, sono sistemati due vasi di felce con le foglie sottili, che a volte fanno il solletico alle gambe. Mi piace leggere libri sulla poltrona della signora Sanders e qualche volta Oliver si avvicina e fiuta l’aria cercando odori famigliari che non trova. Sono due mondi diversi che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro e quando varco la soglia dell’uno o dell’altro, mi sembra di indossare una pelle differente, di essere una persona diversa.
Prima di uscire sbatto il tappeto e annaffio le piante, usando il vaporizzatore per le foglie che le rende lucide e brillanti.
La mia vita da qualche tempo si divide tra l’appartamento attiguo alla guardiola e quello del signor Sanders. Sono due mondi diversi che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro e quando varco la soglia dell’uno o dell’altro, mi sembra di indossare una pelle differente, di essere una persona diversa.
Mio marito non si è accorto di questa metamorfosi che è soltanto mia. Di notte, mentre dorme al mio fianco sprofondato in un sonno pesante e rumoroso, penso alla signora Sanders che è venuta a mancare troppo presto, eppure in quello scampolo di vita ha avuto così tanto!
E certe volte, quando mi sveglio e vedo la luce del giorno che fa brillare il pulviscolo della stanza, mi chiedo chi sono e non ho risposte.