Io dormo, ma tu resta sveglio
Le cose brutte succedono sempre a qualcuno di lontano, a quel signore intervistato ieri al tg, a quel cugino del tuo conoscente che sta lontano. Mai a te, mai a chi ti sta accanto.
Finché il cancro entra nel tuo posto di lavoro. Silenzioso, non dice nulla, non crea scompiglio nei giorni che precedono la notizia. A lui piace sorprendere, giocare con il dolore lancinante, con le speranze dissipate. Succhia i sogni e lascia gli occhi vitrei e svuotati. Quanta stanchezza nel dolore, quanta pazienza, quanto coraggio in chi si sveglia un altro giorno per lanciare un messaggio flebile a chi gli vuole bene.
Sono qui, se ce la faccio io allora ce la devi fare anche tu a guardarmi. E quando mi guardi non vedere già l’immagine di come sarò. Non vedere buchi neri, pianti soffocati, non vedere vuoti. Tu ora guarda alla mia pienezza, guardami per come sono adesso, concentrati sullo spazio che occupo e su quello che ho occupato ogni giorno della mia esistenza fino ad oggi.
Forse è per questo che mi sono addormentato, per farti svegliare. E tu resta sveglio.
Tu lo sai che alla fine parleremo di quella volta in cui l’hai fatta grossa, ma non ci ricorderemo più perché era tanto grave. Non ce le ricorderemo più le cose brutte, ci passerà tutto addosso nel più dolce dei modi. E forse piangerai, e anche io piangerò. Non lo ascoltare il mio dolore, è cosa da niente.
Non lo ascolto più il tuo dolore. Tu dormi, dormi bene. Ho un buco dentro, una voragine nera che si allarga in petto, ma tu continua a dormire. Il dolore non finisce, smette solo di gridare, diventa afono. Si atrofizza in modo da anestetizzare ogni cosa.
Tu però senti. Non ora, non puoi ancora. Senti piano, e poi ancora un altro po’. Dimentica le volte in cui abbiamo urlato, non contano più. Non hanno mai contato, ma tu ora ci pensi sempre. Non ti sfinire con tutti questi potevo e non avrei dovuto. Ti ricordi quando ti cantavo la ninna nanna? Ora non puoi, e va bene così, ma non dimenticare di dire ancora il mio nome quando parlerai di me. Senti lo spazio che occupavo.
Non dormire anche tu, non ti assopire in questo dolore sordo e caldo, in questo cobra che ti stringe. Forse è per questo che mi sono addormentato, per farti svegliare. E tu resta sveglio.