Un tempo nuovo
Sono stanco.
Non ho tempo.
Vorrei, ma non posso.
Ho troppo da fare.
Quante parole inutili a cui ricorriamo quando non abbiamo una vera giustificazione. Espressioni pronte all’uso, i nuovi take away linguistici: già fatti e veloci da consumare. Quanti momenti inutili a cui abbiamo dato troppa attenzione e quanti attimi volati via senza averli prima riconosciuti, senza avere il tempo di chiamare quel piccolo lasso di tempo “felicità”.
Il lunedì conti i giorni che ti separano dal weekend, sono cinque e sono lunghi. Prendi un caffè, e poi un altro. Procrastini, perché tanto è lunedì e ti senti un eroe per il semplice fatto di esserti alzato dal letto. Il martedì pensi andrà un po’ meglio, manca un solo giorno al mercoledì e poi sarà tutto in discesa, ce la puoi fare. Conti, conti sempre. Continui a misurare, addizionare, sottrarre. Eccolo il mercoledì, un giorno benedetto perché è già amico del giovedì, e poi sarà subito venerdì. Il tuo giorno preferito, no? Quanti progetti hai, quante aspettative hai?
E se fosse questa la vera rivoluzione? Smettere di avere un tempo. Smettere di contarlo.
Se tieni ancora uno smodato conto dei giorni allora hai perso un po’. Abbiamo perso un po’. Perché quando sei dentro ciò che fai, quando diventa una continuazione naturale delle tue funzioni vitali, allora non ci sono più calcoli temporali che tengano.
Se solo lo capissimo. Se solo invertissimo la tendenza e smettessimo di sentirci automaticamente depressi perché è lunedì, perché sì, perché la home di facebook ce lo dice. Quanto ancora ho da imparare. Ho un orologio da creare.
E se fosse questa la vera rivoluzione? Smettere di avere un tempo. Smettere di contarlo. E se il tempo fosse fatto per essere attraversato, tagliato a fette, cancellato, sciolto, bevuto senza mai essere misurato?
E se stessimo sbagliando tutto?