Matrimonio a colori
C’è un matrimonio da qualche parte, in questa tarda e bollente mattinata estiva. È un matrimonio qualunque, eppure non lo è. Diciamo meglio, non è usuale vederne di questo tipo, da noi.
La cosa non riguarda, immagino, la funzione religiosa. Gli invitati si stanno recando in chiesa e non c’è dubbio che quindi il rito sarà svolto secondo i canoni cattolici. Non che gli altri riti di altre religioni possano essere malvisti o non accettati, per quanto mi riguarda. Volevo solo dire che questo matrimonio, che pure si svolge nella massima normalità, ha un che di curioso e per me perfino commovente.
Gli invitati che si stanno approssimando sono tutte persone di colore. Un tale affollamento di pelli scure che sembra, per magia, di essere volati in Africa. E invece siamo in Italia. Queste persone di colore evidentemente abitano qui e si sposano qui, nella loro e nostra chiesa. Li vedo dirigersi là.
Li guardo, sono fantastici. Ne rimango rapita.
Sono tutti elegantissimi e vestiti di blu elettrico.
Gli uomini hanno un completo azzurro con camicia bianca e scarpe nere lucide. Le donne sono meravigliose… anch’esse in blu, qualcuna con cappelli e accessori enormi. Perché anche loro, le signore, sono grandi, abbondanti, rassicuranti e materne. Ma tutte elegantissime, con i tacchi più o meno alti, gli abiti lunghi e piuttosto striminziti che poco contengono le forme esplosive di queste bellissime donne. Le quali per rallegrare il blu dei vestiti occidentali hanno magari collane arancioni di pietre vistose e borsette in tinta. Per non dimenticare chi sono, se mai capitasse.
È uno spettacolo di sorrisi bianchi sui volti neri, teste lucide di uomini scuri e camicie candide.
È uno spettacolo di sorrisi bianchi sui volti neri, teste lucide di uomini scuri e camicie candide. E poi vedo i paggetti! Quattro o cinque bambini e bambine. Le signorinelle sono vestite con abiti bianchi di pizzo e non posso dire quanto mi emozionano. Hanno i capelli crespi raccolti, in ordine, l’abito che abbaglia contro la loro pelle così liscia e un mazzetto di fiori bianchi in mano. Chissà che fatica fanno a stare composte senza sporcarsi… e la giornata è ancora lunga! Anche i maschietti sono eleganti, con i loro pantaloni al ginocchio e i calzettoni. Seri e compiti come ometti.
Non sono riuscita a vedere tutti gli invitati e tanto meno la sposa. Me la immagino soltanto, incredibilmente bella nelle sue forme e nel suo abito bianco. E al cospetto del suo splendore non riesco a “vedere” come sia lo sposo. Forse emozionato, come tutti gli sposi al giorno del sì.
Resto incantata nel vedere questa esplosione di colori, nonostante sia monotematica: quella tonalità di azzurro addosso a queste persone porta un’allegria totale. Come i loro accessori sgargianti e immensi. Perché è questo che mi piace, penso. Questa gente che si trova a vivere lontano dal proprio mondo, che mette su famiglia in un luogo che non ricorda le loro radici, ma integrata in modo da rispettare usi e costumi locali; queste persone non dimenticano chi sono e mostrano la fusione perfetta, quella che dovrebbe essere e che oggi appare così difficile.
C’è il rispetto per chi ti ospita e l’orgoglio della propria origine. In armonia. In allegria.
La società è sempre più multicolorata. Per la strada incontri un mondo: asiatici, africani, mediorientali, indiani. Ci sono persone in fuga e persone che promuovono nuove aziende. Persone che vengono dall’altra parte del globo per svolgere mansioni umili e ragazzi che vengono a studiare. E ci sono sì, anche brutte persone. Ma quelle non hanno colore. Quelle ci sono ovunque. Quando lo capiremo saremo tutti più aperti, saremo tutti più allegri e disponibili. Non è il colore della pelle che dipinge l’uomo e dunque non serve ritirarsi nella diffidenza a prescindere.
Mi si allarga il cuore in questo giorno di festa pieno di colore e allegria. Immagino al ristorante una tavolata lunga lunga e l’esplosione di canti africani e battiti di mani e lancio di confetti sugli sposi e il tintinnare delle posate sui bicchieri a invocare il bacio. E immagino, così, per conto mio, che quella tavolata diventi ancora più lunga e che le mani che applaudono ad augurare felicità e figli maschi siano bianche, gialle, brune, pallide…. sia l’arcobaleno della vita.