Ritorno alla Scozia
Dopo aver visto la Scozia non mi meraviglio più. Non mi sorprende più Walt Disney con i suoi colori vividi, le fate, gli animali parlanti. Sì, perché dopo aver visto questo Paese è tutto più facile. Immaginare diventa una reazione spontanea delll’inconscio dettata dall’aria che si respira tra quelle valli verde e ocra.
Ho visto Edimburgo, capitale fatta di un grigio maestoso e pietre sontuose. Lì, proprio dove la Rowling partoriva Harry Potter, ho capito subito come e dove nascono le storie. La vita palpitante della città supplica di essere vista, vissuta, odorata, reinventata. I castelli prendevano nuova vita appena accarezzavo i loro muri e sembrava ieri che una nobiltà a me sconosciuta amava, tradiva, danzava e giurava tra quelle mura.
Come ogni conoscenza più intima, ancora molte miglia mi dividevano dal cuore pulsante della Scozia. Il Nord mi aspettava con i suoi nomi scritti in grassetto su una mappa tascabile. Dunkeld, Inverness, l’isola di Orkney. Sempre più in alto, dove il verde diventava prepotente, superbo, sfacciato, e il cielo a tratti si intristiva, regalandomi la sua sfumatura più grigia. In compenso i fiori non diventavano mai malinconici. Continuavano a regalare colori pieni, pigmenti di pura gioia che si insediavano sulle palpebre, polaroid che restano una vita.
Nessuno ci prepara a tanta bellezza, per questo viaggiamo.
Le innumerevoli valli abbracciano laghi quieti che a loro volta ospitano isolotti disabitati. E gli occhi si perdono. Perdono la nozione del tempo, dello spazio, del progresso. Non c’è diffidenza in un posto del genere, gli sconosciuti si sorridono, si salutano. Non c’è accento che tenga, non esistono più nazionalità, paesi d’origine, si ritorna all’umano, alle rughe del vecchio passante che riesce ancora a scalare montagne, agli occhi chiarissimi di un bambino che vede per la prima volta uno scoiattolo.
La Scozia è un ritorno al puro, alla creatività, quella bella e indomabile che mi faceva riempire pagine e pagine di quaderno quando ancora non esistevano i computer. Una riscoperta senza spocchia, anche quando il caffè è troppo acquoso e tu pensi al tuo espresso. Non importa.
Ecco, qui non esistono rivalità o supremazie, non c’è spazio in questo pezzo di mondo che conosce ancora la natura e vive secondo le sue leggi.
È la prima volta che parto per scoprire un ritorno. E, come ogni ritorno, anche qui ho sentito un po’ di casa mia.