Un’estate al CUP
Capita in estate che un foruncolino dia fastidio crescendomi sul dito. E capita pure che chiamando qui e lì e anche di là, di dermatologi disponibili non se ne trovino in città. Quindi accediamo? Ma vogliamo accedere a questo nostro pubblico e benedetto servizio sanitario nazionale? Alla fine una breve macchinata fino a quel bel sito sulla costa si può fare, che ci costa? Che panorama, e che mare, se la sognano su al nord una sala d’aspetto così. Guarda, proprio su quello scoglio giù, quello a punta, esattissimo, proprio quello, venivamo da ragazzi a pescare di straforo, saltando il muro e il feroce guardiano che c’era in portineria.
Dunque, se ricordo bene, il centro di prenotazioni è in una di queste belle palazzine del Basile, forse questa qui di fronte o forse quell’altra. Non possiamo basarci ciecamente sui cartelli fissi, spostano i reparti quasi ogni mesetto e perciò non fanno a tempo ad aggiornare le indicazioni. Ah ecco qui, accanto all’uscio su un foglio A4 tenuto da cerotti in tela di quel rosa tenue che col sole di ogni giorno diluirà nel bianco (lo scotch trasparente in propilene sembra che costi di più, non è sempre sottomano, e stonerebbe in un contesto medico, si sa), c’è stampato grande “CUP”. Entriamo, leviamoci dal sole che picchia manco fossimo in villeggiatura, e iniziamo quest’avventura.
Aiuto! Assembramento! E come arriviamo adesso a prendere il numerello per il turno?
Senta signor vigilante, come faccio ad arrivare a prendere il tagliando? C’è una muraglia di persone in file multiple e veramente non si potrebbe stare tutti nello stesso stanzone mentre lì, nella grande sala dove le operatrici operano è quasi sotto vuoto spinto, e purtroppo è proprio lì che si erge il dispensatore elettronico di scontrini.
Che deve fare?
Debbo prenotare una visitina, guardi ho un fastidioso foruncolo, qui sul ditino, adesso l’ho fasciato e non può vederlo; è piccolo ma tosto e nonostante le pomate consigliate non vuol guarire.
Il vigilante fa un fischio verso il collega seduto al tavolino nella stanza dei bottoni, e senza aggiungere nient’altro in due secondi e sette riceve tra le mani l’agognato pizzino.
Novantanove!
Il display indica che allo sportello c’è un signore che avrà il sessantasei: dai, ci poteva finire molto peggio e finiranno in poco tempo, ci sono ben quattro postazioni attive.
Usciamo per qualche minuto, andiamo a guardare il panorama, che un po’ di tempo ce lo abbiamo.
Fuori, all’ombra di altre palazzine dell’indimenticabile Basile, il mare mozza il fiato per quanto luccica e marameggia sotto il cielo blu e senza nuvolette. Barche grandi e barche piccoline si contendono lo spazio, ma esso è così grande che la distanza di sicurezza è assicurata in modo naturale. Estate!
Va bene dai rientriamo, non vorrei assolutamente saltare il turno.
Vociare alto, adesso c’è qualcuno che protesta forte. Sessantotto? Ma come, è passato un quarto d’ora e con quattro agli sportelli…
Signor vigilante, mi scusi, ma com’è possibile che siamo ancora sotto il settanta?
Ci sono due addetti in pausa caffè, un po’ di pazienza anche loro debbono staccare.
Ma quale pausa – fa una signora che ha il settantacinque – sono qui da un’ora e venti, e gli sportelli aperti sono sempre uno, al massimo due. Si sentiranno ancora in ferie.
Il vigilante, si sa, deve mettere la buona come diciamo noi da queste parti, cerca di calmare gli animi prima che scoppi un focolaio di ribellione tra i presenti, che qui ha già causato danni alle cose e alle persone addette, e non è giusto, e non si fa. Riesce con pazienza a rintuzzare ogni protesta, e nel frattempo, complice il collega che chiama qualcuno al cellulare, gli sportelli operativi ridiventano quattro. In dieci minuti superiamo l’ottantina, in sala si allargano i sorrisi, gente che voleva andar via, viene convinta a rimanere.
Signor lei, oramai che è qua, amunì che si sono svegliati.
E com’è e come non è, finalmente sul display, in rosso acceso, compaiono le due cifre che mi strappano un attimo di commozione: 99 !
Sono io! Scusi signora, permesso, eccomi, arrivo.
Allo sportello tredici c’è una signora stanca: penso che in effetti questo mestiere stresserebbe anche Giobbe in una sola mezza giornata: il servizio richiederà sicuramente nervi saldi e lucidità, ma anche resistenza e magari un filino di garbo, anche se finto non importa, nel soddisfare le richieste, anche quelle più assurde e irrisolvibili.
Dunque considerando che siamo quasi a fine anno…
Come a fine anno, scusi, siamo ancora al 24 di agosto…
Appunto, le ho trovato una bellissima occasione al Civico per il 3 gennaio, alle 10,30 , orario comodo, che dice?
Ma il foruncolino… guardi il dito è fasciato altrimenti glielo mostrerei, spero proprio sia passato per gennaio, e comunque appena rientrano i dottori andrò sicuramente da un privato.
Come vuole… che facciamo quindi, non le prenoto più la visita?
Ma no, oramai che sono qui e che ho aspettato tanto! Va bene, accetto la prenotazione, dovesse spuntarmi qualche altra cosa prima di quella data? Va bene per gennaio, grazie mille!
Fuori il mare è nuovamente bellissimo, è una magnifica giornata, ed è ancora estate.