Una serie di conferenze molto serie
Buona sera, sono Domenico Asnà, e ringrazio tutti per essere così numerosamente intervenuti al dibattito su Quali temi, quali tematiche in un prossimo futuro?
Alla mia destra il dottor Zibaldì, illustre criminologo, alla mia sinistra il professor Lo Naso, virologo di fama internazionale; prego entrambi fin da adesso di intervenire in qualsiasi momento ritenessero opportuno farlo. Non è presente l’esimio collega e nostro caro amico professore Orlando de Roland, ma un problema nei trasporto aereo ci priva della sua competenza e di questo siamo molto dispiaciuti.
Non è certo facile, anche se non impossibile, prevedere di quali argomenti dovremo occuparci da “domani” in avanti, ma potremmo andarci abbastanza vicino o con notevole approssimazione se ci ragioniamo con il necessario distacco.
A questo punto il caro de Roland avrebbe sicuramente fatto la sua prima battuta.
de Roland…
In effetti non è rimasto più nessuno che sappia quali titoli accademici lui vanti, ma tant’è sono oramai decenni che non fa che indire e condurre conferenze.
Ad esempio, ad Arzachena organizzano la giornata sul clima che non è più quello di una volta?
Zacchete! La sera, uragano che impazzi o scirocco che prosciughi, potete scommettere che ci sarà il de Roland a parlare dei cambiamenti climatici; e lo fa con competenza, dannazione!
Peccato che a volte venga fuori un suo piccolo problema, che ogni tanto lui divaghi, che si perda, che vada fuori tema, che parli persino di sue cose personali: come se a un simposio di studiosi ed esperti professori possa interessare in qualche modo di venire a conoscenza dei fatti suoi o della sua famiglia.
Ad esempio, verso la metà dell’inverno scorso, a Torino – che tra l’altro è la sua città natale, come noterete dal suo marcato accento se avrete l’opportunità di andarlo a sentire qualche volta…
No, perché questa cosa del marcato accento per un conferenziere in effetti disturba l’auditorio. Capisco quando siano tutti nativi del suo stesso territorio – quei suoi “néé” ad ogni affermazione, ad ogni conclusiva frase – ma a una conferenza internazionale… beh insomma non sta tanto bene!
Per esempio… anche io faccio conferenze, molto modestamente voglio dire, ma attenzione non ho mai fatto il più piccolo corso, che sia uno, di dizione, eppure vi sfiderei a capire di che regione sono.
Amunì, provate a indovinare!
Costoletta!
Trentatré Trentini entrarono a Trento!
Supercalifragilistic!
Mò gliene dico quattro!
Visto? Si capisce forse da dove provengo, quali siano i luoghi che hanno visto muovere i miei primi e incerti passi da creaturina? Assolutamente!
Ma di che vi stavo parlando?
Ah, sì! Del nostro egregio de Roland che va spesso, per non dire quasi sempre, fuori tema! E’ un difetto grave per uno che fa il nostro mestiere, la gente dopo un po’ che lo ha sentito parlare della sua artrite reumatoide si stufa, si alza e va a seguire un’altra conferenza, la prima che incontrasse lungo il cammino.
Oddio anche io ci soffro con l’artrite reumatoide a tutte e due le mani, dolori sapeste, ma non lo vado dicendo mentre sto discorrendo di “Centrali nucleari o a carbone? Quali le più pericolose?”. A proposito io questa domanda sulle centrali l’ho lasciata aperta, non ho preso una posizione: dopo anni di onorevole servizio pubblico uno lo capisce che è meglio non parteggiare per niente e per nessuno. Pongo la domanda ma non aspettatevi mai che vi dia anche il mio parere o peggio ancora una soluzione. Sapeste quanti guai ho evitato usando questa tattica.
Ma dicevamo del problemino che assilla il nostro caro de Roland…
Che poi lui non è che se ne accorge! Ma quando mai! Se gli chiedi alla fine “E com’è che hai parlato delle patate che coltivi nell’orticello dietro il capanno degli attrezzi? Che forse Calvino trattò di tuberi nel suo Se una notte d’inverno un viaggiatore…?” state certi che vi guarderà come se foste caduti dalla luna in quel momento…
La luna! In questi giorni è così splendida e vicina, così vicina, che penso basterebbe un balzo fatto bene dopo una discreta rincorsa per allunarvici senza l’ausilio di alcuna navicella. Ah, luna, che fai tu in ciel…
Ma non vorrei scantonare, nemmeno con dei versi, da un discorso serio… Il nostro caro professore… che però è un grande amico mio! Ah sì davvero, siamo amiconi, e da tempo, sapete? Si può dire che abbiamo iniziato insieme questa professione, che alla fin fine è fatta solo di parole e di bottiglie d’acqua poste davanti al relatore per un più che giustificato ristoro.
Che poi l’acqua! A me la mettono sempre a temperatura ambiente, mentre io, e lo dico, e lo pretendo prima di accettare qualsiasi conferenza, Per favore l’acqua deve essere già a nove o dieci gradi; se me la mettete prendendola direttamente da quel cavolo di ripostiglio dove ci tenete anche i microfoni e le targhette con i nomi, questa poi mi diventa assolutamente sgradevole al palato. E credetemi, alla fine di un dibattito su un tema già caldo di suo non ha nessuna attrattiva per un povero relatore.
Ma tornando dunque a bomba, ho consigliato al professore di prendersi una pausa, di stare un pochino sulle sue, di riposare qualche mese o un’intera stagione, o quantomeno di diradare codeste sue partecipazioni alla vita accademica, diciamo, del paese perché se continuasse con questo suo modo di fare, o di non fare, rischierebbe di sicuro di non essere più invitato a discorrere di importanti argomenti.
Questo è quello che gli ho detto.