Claudia Fabbricatore

Per ognuno di noi l’amore ha una forma ben precisa, troppo spesso un volto e anche un nome. L’amore è il suo sguardo appena sveglia, l’amore sono le sue mani sul tuo viso, l’amore è il suo profumo che ti rimane addosso dopo averla stretta. L’amore si incontra poche volte nella vita, e stai sicuro che non ti lascia più, non si può smettere, te lo porti dentro per sempre. Il mio amore è alta settanta centimetri, ancora non parla ed ha i miei stessi occhi blu. Il mio amore si chiama Alessandra e io dipendo da lei più di quanto lei possa mai dipendere da me.

Esistono coppie sdolcinate, tutto fiori e cioccolatini. Esistono coppie eterne dai soprannomi improbabili. Esistono coppie che dormono abbracciate dove si concretizza la favola dei “due cuori e una capanna”. Poi esistiamo noi che nel giorno del matrimonio di un amico, tra le panche di una chiesa barocca, affrontiamo discussioni serie: “Amore, il giorno delle nostre nozze, quando mi vedrai avanzare verso di te in abito bianco, ti commuoverai anche tu come lui?” “Come potrei non commuovermi e piangere tesoro? Starò per rovinarmi la vita…”

Quando la nostalgia arriva non puoi mandarla indietro. Quando arriva devi restare fermo, immobile, e godertela tutta. Il perverso piacere del ricordo, quel dolore sottile misto a desiderio, la smania di rivivere ciò che è stato, pura essenza di malinconia. Quella cupa, tetra, materna e adorabile malinconia. La certezza che il passato è ormai passato e la consapevolezza che in quei momenti si è amato per davvero.

Ho deciso di viaggiare. Non importa dove. Meglio se sola. Non voglio farlo per scappare, non ho bisogno di evadere dalla mia quotidianità. Voglio farlo per riempirmi gli occhi di colori, voglio assaporare suoni nuovi, voglio godere dell’infedeltà dei miei passi che toccano giorno dopo giorno strade diverse di città di diverse di diversi paesi. Ho deciso di dimenticare i soliti amici per degli sconosciuti. Fatemi spazio che devo partire.

Mi sono accorta di amarlo davvero quando dopo una serata passata fuori andiamo a letto alle quattro, con lui che alle otto deve prendere servizio. Alla sveglia non riesce neanche ad aprire gli occhi. Così mi giro, lo accarezzo: rimani a letto altri cinque minuti, faccio il caffè e te lo porto. Questo è vero amore!

Mi hai salutato guardandomi negli occhi, per un secondo, poi hai girato le spalle e sei andato via. Sono rimasta lì con il respiro spezzato, ferma, per un secondo prima di girarmi e andare via. Nella testa si affollavano le tue parole mischiandosi coi miei pensieri. Tutti i nostri discorsi. E tra la confusione una sola certezza: ad ogni passo raddoppia la distanza. Ogni giorno ora sarà diverso, ogni giorno sarà strano. Ricomincia tutto, si costruiscono nuove basi in altri luoghi, forse. Risalire sarà difficile come questo mio camminare senza voltarmi, senza piangere.