Cristina Armato

Festeggerò i miei quaranta al compimento dei trentanove, mi alzerò dalla poltrona prima che le mie gambe si addormentino, giocherò d’anticipo sulle mie paure, ti telefonerò prima che tu possa mancarmi, andrò via prima che tu possa ferirmi. So giá cosa è accaduto nella mia vita fin qui, ora cambierò le cose prima che io debba rivedere lo stesso finale.

‘Sacrosanto’ si dice di roba religiosa ma poi si estende alle cose meritate, giuste, giustissime anzi inviolabili. Ad esempio il diritto di stare soli, quando se ne ha bisogno o il diritto di perdere la pazienza di fronte a certi comportamenti, oppure il diritto di scegliere chi e come amare: diritti riconosciuti da molti ma non da tutti. Allora quando diciamo ad un amico ‘È sacrosanto!’ vogliamo ricordargli che è un suo diritto e che deve fregarsene di chi non lo comprende! Vogliamo dirgli che noi lo capiamo, lo sappiamo… che quella di cui ci sta parlando è una cosa non rinunciabile. E questo accade perchè anche l’amicizia è una cosa sacrosanta.

Il tempo non basta, non fa in tempo a scorrere. Tutto va bene, liscio, stracolmo di intrecci e spunti, incombenze e progetti. Io non mi fermo mai. Eppure… perchè dunque? Da quale profondo punto dentro la pancia mi giunge questo chiaro segnale di solitudine? Cosa ho ignorato deliberatamente o tentato di dimenticare, ed ora si fa risentire, proprio lì sotto i polmoni? Mancanza incompresa, indefinita tensione. Con urgenza, mi occorre tempo vuoto, per far pace col vuoto che sento.

Abbracciare le tue spalle per farti sentire che va tutto bene, che anche stanotte si può sognare, contro tutto e tutti che ti spingono verso decine di direzioni, tutte diverse da quella che vorresti tu. Accarezzare ogni centimetro della tua schiena per ricordarti del diritto a star bene, a cercare rifugio e consolazione, del dovere di essere fedele a te stesso e ai tuoi desideri. Dormirti accanto, dormirti addosso: sognante, tenerissima forma di puro amore.