Massimiliano Maccaus

Io trovo che sia solo un gioco come un altro. Con il non indifferente elemento di novità di portare il luogo di solito privato del videogame nello spazio pubblico, costruendo nuove dinamiche, e una nuova socialità mediata dal videogioco. Mentre la generazione dei non nativi digitali li guarda allibita, questi giovani si divertono un casino. E acchiappando pokémon acchiappano pure tra di loro, sviluppano nuove economie e creano una nuova e inedita società. Certo, quando si era noi della loro età, qui era tutta campagna. Ma non si stava affatto meglio, quando si stava peggio.

Si fa fatica a crederci, ma le brutte persone sono intorno a noi. Un nostro collega, il vecchietto sull’autobus, la ragazza del bar, forse sono brutte persone. Di quelle che fanno cose brutte sul serio. Che provano sentimenti cattivi. Odiano, invidiano, persistono nei rancori. Non sanno perdonare, e anzi tramano e imbastiscono vendette. Hanno scheletri nell’armadio, segreti incoffessabili; tradiscono, fanno corna e non vogliono averne. Forse pure tu che leggi sei una brutta persona. O io che scrivo, malcelato dietro queste righe. Di quelle che si svegliano la mattina per togliere diritti agli altri, avendone tanti di propri, per esempio. Che pensano nel silenzio della notte, cosa vorranno mai questi ricchioni.

Senza starci troppo a pensare certe volte facciamo la scelta giusta, come se ognuno di noi avesse un personale suggeritore, un navigatore che sussurra sommessamente la strada migliore da prendere, e che lo fa in un solo istante, proprio di fronte al bivio, una sola ed unica volta, per poi ribadirlo mai più e tacere per sempre, sopraffatto quasi subito dai filtri del pensiero evoluto e dalle sovrastrutture della nostra razionalità o, molto più prosaicamente, dal vivere pubblico e dal comune sentire. Tutto sta a saperlo cogliere, quel sussurro anarchico che è moto dell’animo, in modo da non doverci poi ricredere quando non riusciamo a farlo e ci ritroviamo a pensare che eppure, l’altra via – la migliore! – era difatti la prima che c’è passata in mente.