Scampoli di Pensieri

Forse il sud è la cicala dell’Europa. E loro le formiche che riempiono granai. Eppure, senza la nostra libertà creativa, senza la nostra capacità di andare oltre le strette regole, senza il nostro saper scartare di lato, cosa sarebbero?  Ci criticano ma ci copiano, ammirano la nostra arte di farci bastare anche poco. E non esiste decadenza di civiltà sulla quale non si siano instaurati loro a razziare ricchezze che noi avevamo prodotto. Lasciateci cantare: le cicale sono la musica, stanno sugli alberi. E prima o poi su voi formiche premeranno scarpe pesanti. E’ solo questione di tempo.

Non riesco a fidarmi di chi ha gli occhi sempre asciutti né di chi non ride mai, e tanto meno di chi non ha mai pianto e riso contemporaneamente. In un mondo in cui la ricchezza nasce dal disordine e dal mischiarsi di cellule, la schematica e rigida normalità è un’anomalia.

È sempre tutto lì, compreso e compresso tra il nostro bisogno di libertà e assenza di confini da una parte; e il bisogno di quell’abbraccio che ti contiene e che profuma di appartenenza e di spazi stretti ma accoglienti, dall’altra. La complessità della questione non è nella eventuale scelta; ma nella continua oscillazione tra le due sponde apparentemente opposte che inevitabilmente attraversiamo. E che richiede uno sforzo di equilibrio che stanca noi stessi e chi ci sta vicino…

Anche i sentimenti hanno un suono. Il rumore del dolore che scricchiola lacerando l’anima Il tamburellare del cuore in tumulto per paura o per gioia ma anche per amore Il soffio del respiro che risuona nei polmoni quando l’emozione ci sovrasta Ma credo che solo quando il nostro corpo ama è un’orchestra . Le farfalle battono le loro ali nella nostra pancia I nostri occhi brillano nella notte Il sangue scorre velocemente colorando di rosa le nostre guance Le narici si allargano e la nostre labbra disegnano una smorfia di compiacimento mentre tutti i nostri organi suonano una melodia. Incanto di un amore che trasforma i nostri sensi in strumenti musicali.

E il sogno diviene realtà, mentre il tuo passo assume i colori del tempo, tra mille paure nascoste nell’erba di un prato. Nella crepa dell’arida roccia la minuscola formica trasporta un peso più grande di lei e da piccoli timidi fiori, un’ape ha succhiato il suo nettare e porta lontano pollini fecondi. Riscopri il senso di molti pensieri scomposti e tutti i contorni si fanno più chiari. In un lieve battito d’ali scorgi una giovane vita. Nel nido, tra piccoli sterpi insecchiti, c’è un piccolo cuore che batte.

Lontanissimo da te, da me, da tutto. Lontanissimo dai punti fermi verso cui credevo di muovermi, immobile dentro una astronave in movimento fuori controllo. Sbarcato senza barca su un’isola invisibile. Non la vedo neanche io, ma ci sono sopra. Con la sensazione di aver fatto ogni sforzo per non perdermi, quando perdermi era proprio ciò di cui avevo bisogno. Lontanissimo da te e con lo sguardo al cielo. Lo so che non eri un miraggio, lo so che sono sempre stato vicinissimo, se ci sei spara un bengala luminoso ora, vediamo se mi ritrovo

Ti ho visto sorridere estatico e vigile. Gioire sotto una pioggia di tuoni e fulmini che ti si scaraventavano addosso. E tu estatico: uno sguardo al tuo maestro uno allo spartito e sorprendentemente qualcuno anche a me. Ho colto la gioia nell’amore alla musica, intimo e animale, quell’amore che ti ha donato e ci dona il senso all’esistere.

Non voglio vedere cadere stelle dal cielo le notti d’agosto Voglio vedere il cielo stellato e cercare la mia stella. Alzare gli occhi verso il cielo e cercare la più luminosa, quella che mi tiene compagnia nelle lunghe notti d’agosto in solitudine.