Scampoli di Pensieri

Essere presenti ma non pesanti, partecipare senza una parola di troppo né il naso oltre le confidenze. È bello e difficile, in amicizia come in amore, assumere quella forma delicata di chi sfiora ma non poggia, di chi lascia circolare aria fresca senza permettere che le candele e le passioni si spengano, con quel certo tenero modo che non impone e non pretende. È anche quel modo in cui spesso si resta soli perché chi non capisce va via. E pazienza: rischi delle cose ben fatte.

Continuano a cercarci senza sosta, come fossero vigili del fuoco in un incendio. Cercano di svincolarci dai lacci che frenano i nostri gesti. Riesumano vite che sembravano spente e sepolte. Liberano episodi passati dalle catene del silenzio. Non è impresa da poco. …e chissà che, lungo il cammino, non possano darci risposte, prima che sia troppo tardi. Non c’è alcuna sicurezza in loro. Non hanno strumenti tecnologici per orientarsi. Le loro mappe sono obsolete, perché la geografia della terra è cambiata. Tuttavia le accetterò, così come sono. Poi… si vedrà.

Pagina dopo pagina sfogliamo libri di storie inconcluse. Intrecci che si perdono senza lasciare traccia e che poi ritrovi lì, in quel granello di tempo che basta per farti ricordare di loro. Quel passato che veloce riparte lasciandosi dietro tutta l’amarezza della memoria, il disagio di pentiti ricordi, la decisione di gesti sicuri. Il sordo rumore del mare in un infinitesimale crescendo, cadenza costante, ritmo di vita.

E poi ci sono quei momenti in cui le assenze hanno un peso fin troppo tangibile. In cui ti viene voglia di prendere una foto e ricordare voci, volti, carezze, abbracci. Parole che risuonano come in una stanza vuota nell’archivio cerebrale. Gesti ed espressioni che ti graffiano lembi di cuore. Sguardi che cerchi, ma che sai che sono solo in quella foto. Fermi, fissati in un tempo x che non si può rivivere. Anche se ogni tua cellula grida e implora al niente.

Il mondo è un posto spaventoso. Il mondo è un posto bellissimo. L’acqua è fredda, mi immergo poco alla volta, cerco di abituarmi, di attutire l’impatto. Poi arriva un’onda e mi ritrovo completamente dentro, fluttuo e mi accorgo che l’acqua non era poi così fredda. Quello che mi spaventava non era altro che il riflesso distorto di una paura. Resto a galla senza sforzo.

Accarezzo nel palmo della mano tutta questa inutile ansia, queste sfiancanti paure che scivolano finalmente via. Finalmente ho capito che nemmeno l’Oceano è troppo freddo.

A che vale avere una bella voce intonata, se poi non si canta mai per nessuno, per ritrosia o timidezza?

A che vale avere tanto da dire al mondo e aver bisogno di essere compresi, se poi non ci si apre mai per il timore di essere incompresi?

A che vale amare o voler bene qualcuno se non glielo si dice per timore di essere feriti o respinti?

A che vale essere potenzialmente tante cose e in atto nessuna?

A che vale avere, senza condividere?

Tutto ciò che non è dato è sprecato,

Una strada lunga e assolata, vuota. Cammino a passo veloce. Voglio tornare a casa ma non riconosco il luogo. Il cuore batte forte, mi guardo intorno impaurita. Sento qualcuno dietro di me, mi giro di scatto. Non c’è anima viva. Inciampo in qualcosa e sto per cadere. Sotto ai miei piedi vedo una foto, cerco di prenderla ma… non riesco a staccarla da terra. Nella foto riconosco me stessa bambina. C’è anche mio padre, mi tiene per mano e sorride. Nello sfondo riconosco il paese tra le colline, dove giocavo. Vorrei raccogliere la foto e fuggire ma non ci riesco. Ci provo più volte. Niente da fare! Piango… e mi sveglio con gli occhi pieni di lacrime e il cuore che batte forte. Difficile, penso, afferrare il passato e portarlo con sé!

E alla fine, a volte dopo lunghi travagli e mille oscillazioni, si sceglie. Perché è giusto prendere la propria via, una via e proprio quella. A volte per caso, come in sliding doors. Una porta scorrevole, una direzione piuttosto che l’altra e cambia la tua vita. Che, disgraziatamente, rimane sempre una sola. Che disdetta. Io ne vorrei tre o quattro, da vivere tutte insieme e in sequenza: che sarà mai? E le sliding doors da far scorrere in tutte le direzioni e ogni volta poter tornare indietro e vivere le opzioni mancanti. Che sarà mai??

Non è vero che il passato è passato per sempre. Il passato ritorna. Con i suoi sgradevoli fantasmi, con gli errori che volevi dimenticare, con scomodi dubbi irrisolti. Ritorna perché tu ti chieda cosa sarebbe successo se invece di seguire quella strada ne avessi seguita un’altra. Se avessi pensato di più (o di meno) prima di compiere un gesto (o non compierlo), prima di dire una parola (o non dirla).
Il passato ritorna e ti porta domande, un po’ di timore, voglia di cancellare ciò che vuole affiorare per forza.
Però mai una volta che quel guastafeste ti riporti indietro le cose belle, gli amori perduti, gli affetti indimenticati

Io trovo che sia solo un gioco come un altro. Con il non indifferente elemento di novità di portare il luogo di solito privato del videogame nello spazio pubblico, costruendo nuove dinamiche, e una nuova socialità mediata dal videogioco. Mentre la generazione dei non nativi digitali li guarda allibita, questi giovani si divertono un casino. E acchiappando pokémon acchiappano pure tra di loro, sviluppano nuove economie e creano una nuova e inedita società. Certo, quando si era noi della loro età, qui era tutta campagna. Ma non si stava affatto meglio, quando si stava peggio.