Scampoli di Pensieri

Proteggere non vuol dire impedire, evitare, vietare o nascondere qualcosa. Proteggere è dare strumenti per difendersi. Come l’affettuosa sincerità. Come una crema solare. È regalare la possibilità della scelta di vivere il bello del mare e del sole, sapendo di non bruciarsi la pelle. Proteggere con libertà: una cosa tanto difficile, segno di grande amore, e rispetto.

Entusiasmatevi, per diamine! Lasciatevi andare, disinnescateli tutti sti’ antivirus inutili con cui credete di evitare gli urti frontali contro le delusioni. La notizia è che non li evitate comunque: semplicemente, vi condannate da soli a una vita di merda. Tutta cautele, calcoli, analisi delle conseguenze (presunte) e dei rischi (presunti). Forse non subirete mai il trauma di una caduta dall’ultimo piano di un grattacielo, ma non saprete mai com’è arrivare lassù, sempre col vostro freno a mano tirato. Voi che non date mai confidenza agli sconosciuti, voi che non urlate mai perché siete sempre composti, voi che non mangiate mai una porcheria perché siete salutisti, voi che quando qualcuno è gentile con voi spontaneamente, vi chiedete sempre dove sia la fregatura: respirate a pieni polmoni, una buona volta. Entusiasmatevi e se poi vi fate male, tranquilli: un pò di tempo per curare le ferite e si riparte

Ennio Minuto, menzione d’onore giovani al Premio Patti ci ha lasciato a soli 15 anni. Con queste sue parole vogliamo salutarlo e ricordalo.

Kamir corse ad affacciarsi dalla finestra della sua piccola casa bianca. Sulla sua pelle si allungò subito il sole, accecante, tanto che Kamir dovette coprirsi gli occhi per poter guardare il mare a pochi metri da casa sua; si precipitò giù dalle scale a piedi nudi , e arrivato fuori casa scavò con i piedi nella sabbia, assaporandone la morbidezza a occhi chiusi. Poi si catapultò verso il mare, corse, corse fin quando non sentì l’acqua fresca bagnargli i piedi, corse fin quando non sentì gli schizzi arrivargli gelidi fino alla faccia, corse fin quando non sentì il peso dell’acqua sulle ginocchia e poi si tuffò. Dicono che non riemerse per qualche minuto, poi, presa una boccata d’aria, si riimmerse piano sott’acqua, chiudendo gli occhi per ascoltare meglio il mare e percepire meglio la carezza dell’acqua sulla pelle e tra i capelli.
Alcuni pescatori dicono poi che nelle giornate più belle si intraveda l’ombra di un ragazzo che nuota placido in mezzo al mare.
Ennio Minuto, menzione speciale giovani del Premio Natale Patti.

Apnee di consapevolezza accompagnano una staffetta di giorni faticosi e pieni, strani e vuoti, nell’assetata ricerca di concentrazione su punti salienti e svincoli entusiasmanti d’un percorso che non distragga da ciò che è dentro, piuttosto che lo faccia venir fuori. Siamo qui, va tutto bene, non siamo soli. Facciamoci un po’ compagnia, mentre tentiamo di regolare le frequenze dei battiti ad un grado sostenibile e gratificante, gustando le pause ed assecondando le aritmie. Non c’entra niente ‘capire’, si tratta prima di ‘sentire’.

Si fa fatica a crederci, ma le brutte persone sono intorno a noi. Un nostro collega, il vecchietto sull’autobus, la ragazza del bar, forse sono brutte persone. Di quelle che fanno cose brutte sul serio. Che provano sentimenti cattivi. Odiano, invidiano, persistono nei rancori. Non sanno perdonare, e anzi tramano e imbastiscono vendette. Hanno scheletri nell’armadio, segreti incoffessabili; tradiscono, fanno corna e non vogliono averne. Forse pure tu che leggi sei una brutta persona. O io che scrivo, malcelato dietro queste righe. Di quelle che si svegliano la mattina per togliere diritti agli altri, avendone tanti di propri, per esempio. Che pensano nel silenzio della notte, cosa vorranno mai questi ricchioni.