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©‎ 2013, facciunsalto.it
raccontiamo emozioni
Reg. Trib. Napoli n° 5/2020

Adele Musso

Classe 1967, sono affetta da una patologia benigna, ma incurabile, per la lettura, il disegno e la scrittura. Vivo a Bagheria, cittadina di eccellenze migrate e mostri settecenteschi. Qui si respira arte, gelsomini e anche altro. Nel 2013 ci provo e pubblico la silloge poetica “Altera diva”: eh sì, qualche mania di grandezza ce l’ho anch’io. Credo nel potere taumaturgico dei racconti brevi. “Non lasciatevi ingannare, che è poco la vita. Bevetela a grandi sorsi, non vi sarà bastata quando la dovrete lasciare”.

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Sapori Si legge in 5 minuti

Eva e il bacio

Eva non sa perché lo ha fatto, all’inizio ha resistito, o almeno ci ha provato, è durato poco, meno di 

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Colori Si legge in 2 minuti

La vita è un sogno

La vita è un sogno? Cominciammo a fare sogni un po’ strani, non lo confessammo a nessuno.   Ci si 

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Colori Si legge in 2 minuti

radici

Dovevo abbandonare la terra per comprendere che le voragini dove mio padre teneva i suoi piedi, e poi via via 

L’indirizzo del diavolo

SCAMPOLI DI PENSIERI

Adele Musso

L’indirizzo del diavolo

Stacco le rondini,
numeri neri di un calendario perenne.
Di maggio s’infiamma il petto invaso
non c’è migrazione per il male nascosto.
Divora la sua culla.
Non è raccolto è pula, miete sudore.
Cellule di follia compressa.
Rosicchia, inciampa, ripiega l’ali.
Stese le rondini su corde di ferro spinato.
Nel numero impresso sulla pelle
l’indirizzo del diavolo

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Contatti Si legge in 5 minuti

La fiaba della malanotte

Meno male che siete morti entrambi. Adesso le coperte me le rimbocco da sola e le trecce finalmente le ho 

Ogni cosa

SCAMPOLI DI PENSIERI

Adele Musso

Ogni cosa

Dovevo abbandonare la terra per comprendere che le voragini dove mio padre teneva i suoi piedi e poi via via era rimasto prigioniero fin su alle gambe, non erano altro che radici. Non avevo riconosciuto il terreno, l’acqua era piovuta, alterato gli odori, rimosso le zolle, spostato i punti d’osservazione. Il tempo ci era caduto addosso, plasmato la madre, la figlia, la terra stessa. Eravamo una cosa e una soltanto. Una unicità divergente, radici di un’unica pianta, avevamo visto il fiore, atteso il frutto, sperato che le foglie rimanessero salde, prima verdi, tenere, poi ingiallite, crepitanti sotto i passi. Sempre uguali ripetute stagioni dove la migrazione è in petto, ma l’albero resta, si scrolla di dosso nidi ormai vuoti e uccelli impazienti. Ciò che è sciupato, riconosce di aver perduto occasioni e tempeste.
L’albero rimane, e sono figlia, sono madre, sono ogni cosa.

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Contatti Si legge in 3 minuti

Matrioska

Si chiese se non stesse per morire, che di solito le situazioni e i fatti, le persone, ti passano davanti 

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Contatti, Suoni Si legge in 2 minuti

Giorgia

  È vero, a volte basta poco per conoscersi, altre non sono sufficienti anni. (Io credevo che ci conoscessimo abbastanza). 

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Odori Si legge in 3 minuti

Nostalgia

Ci sono dei momenti in cui si prova una lacerante nostalgia per quello che non è stato. Che volendo ragionarci 

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Contatti Si legge in 8 minuti

Agota

Quel giorno Agota aveva compreso subito che c’era qualcosa di strano. Aveva annusato l’aria. I gabbiani volavano al contrario, dal 

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Contatti Si legge in 2 minuti

il cappello giallo

Il cappello giallo non era al suo posto, ma gli uomini sono impermeabili all’umidità dei sentimenti e ciechi dinanzi l’ovvio. 

di Adele Musso

per la rubrica In bilico
in Contatti Si legge in 2 minuti

Fuori

Fuori. Questa storia non l’ho scritta io. Non ne sarei capace e tanto meno mi interesserebbe farlo. Dicono, che io 

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