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raccontiamo emozioni
Elisabetta Pinna

Elisabetta Pinna

Copywriter eclettica, a volte confusa, ho un passato dal retrogusto artistico, tra palchi nelle piazze e tv regionali, ma la prima passione rimane la scrittura. Sono mamma, felicemente per caso. Con la maternità ho scoperto nuovi punti di vista, scoperchiando il vecchio concetto di “isolitudine”. Mi definisco sardinentale per l’attaccamento alla mia terra e aver vissuto nella Capitale. La mia rubrica è Il figlio di Eva, fateci un salto!

di Elisabetta Pinna

per la rubrica Il figlio di Eva
in Contatti Si legge in 4 minuti

I due amanti di Lu Riu

Lucia aveva lunghi capelli biondi e un sorriso da bambina. Amava correre scalza per le tanche, inseguendo le pecore che 

Cambiamento delle stagioni

SCAMPOLI DI PENSIERI

Elisabetta Pinna

Cambiamento delle stagioni

Ogni anno sempre la stessa storia: doversi adattare al cambiamento delle stagioni. Per molti è una cosa ovvia, naturale, scontata e impercettibile. Per me è un trauma. Non solo per il cambio degli armadi, che già di per sé è una bella seccatura. Detesto il caldo, i clacson che suonano al semaforo in città sotto il sole rovente delle 12, il sudore sul viso, il trucco che cola alle signore in fila alla posta. Dettagli. Ma sono i dettagli che fanno la differenza, quella che nella stagione fredda rende tutto un po’ più lontano e oggettivo e in quella estiva troppo, ma davvero troppo vicino a te.

Momenti

SCAMPOLI DI PENSIERI

Elisabetta Pinna

Momenti


E poi ci sono quei momenti in cui le assenze hanno un peso fin troppo tangibile. In cui ti viene voglia di prendere una foto e ricordare voci, volti, carezze, abbracci. Parole che risuonano come in una stanza vuota nell’archivio cerebrale. Gesti ed espressioni che ti graffiano lembi di cuore. Sguardi che cerchi, ma che sai che sono solo in quella foto. Fermi, fissati in un tempo x che non si può rivivere. Anche se ogni tua cellula grida e implora al niente.

di Elisabetta Pinna

per la rubrica Il figlio di Eva
in Contatti Si legge in 3 minuti

Fogu, quando la terra brucia

  Siamo in estate, fa caldo. Fin qui tutto bene. Bene per chi è in vacanza e riesce a placare 

E tu perché non me lo hai detto?

SCAMPOLI DI PENSIERI

Elisabetta Pinna

E tu perché non me lo hai detto?


Guardavo il tuo profilo solenne. Le ombre della sera iniziavano ad allungarsi. Avevi lo sguardo vago, come il sole che colava sul mare all’orizzonte. Pensavo fossi profondamente preso da chissà quali problemi esistenziali, bello e maledetto. Avrei voluto afferrarti e baciarti. Le occasioni però si dissolvono. Hai aspettato 26 anni per dirmi che sì, potevo anche piacerti, e te ne sei uscito fuori con un banale “E tu perché non me lo hai detto?”.

La fame bucolica

SCAMPOLI DI PENSIERI

Elisabetta Pinna

La fame bucolica


Piove. Anche questo pomeriggio. Nonna prepara i soliti ravioli e il profumo della pasta satura l’aria. La mucca Gina mi guarda al di là del vetro incorniciato da tendine shabby con sguardo acquoso mentre muove la sua mascella snodata da ruminante. L’arrosto è nel forno e inizia a reclamare il suo spazio tra i profumi del pranzo. Lo stomaco borbotta. Russel sbava davanti al forno, piccolo cane-mezzo-sigaro. Fame bucolica.

Leggermente irritabile

SCAMPOLI DI PENSIERI

Elisabetta Pinna

Leggermente irritabile

Essere madre ti cambia. Vero. Soprattutto la fase sonno-veglia. Dormo poco, ecco perché sono leggermente irritabile. Non lo faccio con cattiveria, è un meccanismo che parte in automatico: 4 ore di sonno, 2 tacche di pazienza, 6 ore di sonno, 4 di pazienza. Indirettamente proporzionale. E no, non ditemi, “beh peggio per te che dormi col bambino”. Perché mi irrito ancora di più e la conseguenza meno drammatica è il ban da tutti i social. Una mamma che non dorme ha bisogno di coccole, tenerezza, sorrisi, non di paresi sbilenche come foste fulminati dalla 220 mentre fate il bagno con i sali profumati. 

Via Adelasia

SCAMPOLI DI PENSIERI

Elisabetta Pinna

Via Adelasia

Via Adelasia era la via dei drogati. Il passaggio era interdetto. Una via che on era una via, ma una scalinata immersa nel verde, quel verde complice di chi per evadere sceglieva qualche grammo d’eroina. Erano gli anni ’80, gli anni in cui spopolava Christiane F. Gli anni in cui io, poco più che settenne, ero affascinata dai gradoni di via Adelasia. L’ho attraversata solo un paio di volte, e sempre con la voce di mamma che mi tuona “lì no, non si passa, ci sono i drogati!“

di Elisabetta Pinna

per la rubrica Il figlio di Eva
in Contatti Si legge in 3 minuti

Mimose e fighe in fuga

Per chi ancora fosse ignaro, oggi è la festa della donna, con tanto di mimosa d’ordinanza. Difficile essere rimasti all’oscuro 

Il senso dell’apparire

SCAMPOLI DI PENSIERI

Elisabetta Pinna

Il senso dell’apparire

Apparire. Non so, io ho sempre preferito essere, almeno dopo i 17 anni. E ancora non comprendo cosa ci sia di elegante nel comprimere esubero di carni in piccoli scampoli di stoffa sofferenti. Per far vedere cosa? Che dopo gli anta invece di avere un senso estetico decoroso e una personalità interessante si hanno ancora gambe e tette giunoniche? E allora via, riempiamo i social di pirandelliano umorismo, mesto cordoglio e trionfo dell’apparenza. 

di Elisabetta Pinna

per la rubrica Il figlio di Eva
in Contatti Si legge in 3 minuti

Mamme social e spot di merda

Eccoci qua. La mamma dei cretini è sempre incinta, ma Eva no, lei ha partorito due bei rampolli, uno un 

E se domani

SCAMPOLI DI PENSIERI

Elisabetta Pinna

E se domani

Tra i mille sogni dei bambini ci sono quelli sul futuro, quelli che cominciano con “quando sarò grande”. Queste tre parole racchiudono un mondo, sogni, speranze, desideri. Mio figlio inizia ora a dirlo ed è inevitabile un brivido, ma non perché abbia paura di quando sarà grande. No, quello mi renderà felice. Mi viene un brivido al pensare che alcuni bambini un domani non lo avranno. I loro sogni non finiranno per sfumarsi tra le pieghe della realtà e invece di fare gli astronauti faranno magari i portalettere, no, molti non avranno nemmeno questa possibilità. Sono quei bambini che Dio ama troppo, o troppo poco, e che in questa vita si affacciano alla finestra per qualche istante, per poi svanire lasciando un sentore della loro breve vita.

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