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raccontiamo emozioni
Reg. Trib. Napoli n° 5/2020
9 aprile 2016
di Paolo Vecchione
per la rubrica in Si legge in circa un minuto
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Sono nata a Varese nel 1973,dove vivo tutt’ora.
Fotografa e fotoreporter subacqueo documento e racconto per immagini la natura e l’interazione tra essa e l’uomo.
La mia ambizione è scattare fotografie dinamiche, dove l’osservatore sia catturato e trasportato all’interno dell’immagine.
Subacquea e fotografia: un matrimonio inscindibile. Ogni volta che mi immergo, la mia Nikon è con me, come prolungamento del mio braccio. L’amore per ciò che faccio aumenta di giorno in giorno. Guardare i “giardini di Poseidone” dal mirino della mia reflex è la mia missione. La mia rubrica è Sesto continente, fateci un salto!

SCAMPOLI DI PENSIERI

Doppio Vetro, Halldóra Thoroddsen

By Ester Trevisan

Fingere che la vita sia in piena fioritura, che ci troviamo nel mezzo del cammino. È a questo che bisogna ambire. Lei non ha certo voglia di tornare giovane.
Ha capito quello che tutti desiderano una volta oltrepassata la metà.

Occorre fingere di esserci, anche con sforzi immani. Le risate devono ingannare la morte… così la morte nella sua stupidità pensa: aspetta un po’, qui non c’è posto per me… qui sono tutti allegri.

Doppio Vetro, Halldóra Thoroddsen

La Stella di Natale

By Stefania Orrù

C’è una stella di Natale nel tuo prato

custodisce parte del tuo passato.

Quando bimbo giocavi dai nonni

e facevi tanti bei sogni.

Quando la magia la sentivi per davvero,

e i tuoi occhi brillavano sul serio.

Ti ricordi quell’emozione?

E le luminarie sul tuo balcone.

C’è una stella di Natale nel tuo giardino,

custodisce parte del tuo cammino.

In questi giorni di dicembre così anormali

dove forse rimpiangi quei giorni normali,

quei giorni pieni di luci

in cui spesso tu non brillavi più.

C’è una stella di Natale se vuoi trovarla

è là nascosta se vorrai scovarla,

illuminerà ogni tuo giorno,

non soltanto a Natale

ricordandoti di vivere e sorridere,

senza mai smettere di sperare

e sognare.

Soggetto vecchio, attributo ricorrente

By Giuseppe Visconti

Confessate su: da quanto tempo non leggete o non sentite “il vecchio genitore”? Mi è venuto in mente ascoltando in radio – la coerenza! –  una vecchia trasmissione registrata. Scriverlo o soltanto pronunciarlo è da retorica ormai dismessa, da parabola evangelica, sarebbe un modo per squalificarsi al volo, bastevole da solo a farsi dire “Torni a settembre, ci faremo sentire noi, le faremo senz’altro sapere!”.

Senza dubbio è l’accoppiata delle due parole, perché vecchio o genitore, ognuno per conto suo, lo leggiamo un po’ dovunque; ma è sicuramente la parola “vecchio” che vorremmo mettere in cantina, nessuno lo vuol sentire accostato al proprio stato.

Perfino mio padre si è indignato l’altra notte:

“Vecchio io? Pensa per te, io mi sento ancora forte e pure sano”.

A 106 anni mi è diventato permaloso, non era così quando era ancora in vita.

 

Leggerezza

By Stefania Orrù

Vorrei essere leggera come un nuvola,

posarmi leggiadra sui problemi.

Raccoglierli leggeri per poi affrontarli,

non rincorrerli no, semmai accoglierli

per apprendere ciò che c’è da imparare.

Vorrei essere leggera come una piuma,

per solleticare la mia vita e quella delle persone a cui voglio bene,

per ricordarmi sempre di ridere,

alla fine di ogni giorno.

Vorrei essere leggera come lo zucchero a velo,

per spolverare di dolcezza ogni istante,

e prendere solo un po’ di amaro.

Vorrei essere leggera come la leggerezza,

quella buona e non superficiale,

quella necessaria e preziosa,

per sentirsi leggeri.

È tempo

By Stefania Orrù

È tempo di melodie sui balconi

alternate a giusti silenzi che incorporano rispetto e dolore.

È tempo di cieli uguali per tutti e paure condivise

anche da chi forse non dice di averne.

È tempo di leggerezza,

di dolci cucinati insieme e bilance scordate.

È tempo di distanze fisiche ma di vicinanze dell’anima.

È tempo di gentilezze che dovrebbero essere abitudini.

È tempo comunque, di vivere.

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