Sinfonie oggettive
Il bello dell’oggetto è che può essere tutto e niente. Anche una parola, in fondo, può definirsi oggettiva o oggettuale. Anche un cibo può essere oggetto, come le caramelle a casa della nonna, che lei non riesce più a mangiare perché o sono troppo dure e le spaccano i denti o sono troppo molli e le si attaccano alla dentiera. E, visto che nessuno la va a trovare spesso o tutti quelli che lo fanno temono che le caramelle siano ormai scadute, queste scadono davvero. E rimangono oggetti a riempire la ciotolina in porcellana bianca-con-le-decorazioni-rosa-e-verdi sul tavolo marrone scuro davanti alla televisione accesa.
Và da sè che anche un sentimento può essere oggetto: dipende da come lo usi. Per esempio l’amore del mio ex che sembrava Silvio Muccino ma non aveva la s sibilante è stato per anni l’oggetto primario di ogni mio desiderio. E la speranza (che tornasse da me strisciando) pure.
Quanti oggetti incontriamo nel corso di una giornata? Meglio non contarli nemmeno, che con i numeri si finisce per perdere la misura delle emozioni.
Uno a caso, così, sarà l’ossigeno che darà fiato alle mie chiacchiere settimanali.