Derubata a Barcellona
Non credo nella sfiga. Ma se vi dicessi che cosa mi è successo in quest’ultima settimana (proprio quella del venerdì 17) forse iniziereste a crederci. Forse dovrei crederci anch’io. Lunedì ho perso un indispensabile quaderno d’appunti pochi giorni prima dell’esame finale; pazienza, sta per arrivare il fine settimana, vamos de fiesta. Però poi venerdì sono stata derubata del mio smartphone; e sabato del portafogli. Carte di credito, documenti, portafortuna (forse inutili), abbonamento della metro, denaro, tessere universitarie, ho perso tutto.
Ah, e nel portafogli c’era anche la denuncia fatta il giorno prima.
Incredulità e disperazione si alternavano a scene di strazio tragicomico. E anche se la mia amica hippy continuava a ripetermi “sono solo oggetti”, il senso di essere stati privati di quelle materialità si è fatto sentire in modo insopportabile. Insieme alla ringxiety, la sindrome della vibrazione fantasma.
Nel tentativo di prendere i malcapitati eventi con filosofia mi son detta: ha ragione la hippy! Ho solo perso pezzi di carta, qualche grammo di microchip e un po’ di plastica. Posso davvero sentirmi smarrita senza una tessera che mi riconosce l’identità, un dispositivo che mi connette col mondo e un lasciapassare per i tornelli? Eh beh, in effetti la risposta è sì: ci si può sentire persi senza queste convenzionali piccolezze.
Ma capita. A un gran numero di studenti Erasmus che ho conosciuto è successa più o meno la stessa cosa: smarrimenti, furti, rapine, commissariato, mossos d’esquadra, consolato, moduli da compilare, numeri verdi da chiamare. La mia napoletanità non ha fatto la differenza, almeno non in questa occasione.
Sarà che in viaggi ed esperienze come queste, durante i quali serpeggi molto per le strade, ti agiti, salti e canti, è normale lasciarsi dei pezzi dietro, sbriciolarsi un po’, avere delle lattine legate a un filo che si stacca.
Forse io ho un po’ esagerato perdendo proprio tutto nel giro di poco, ma se è vero che la sfiga esiste, allora voglio credere nella teoria dei fulmini: una volta che ti ha beccato, le possibilità che la cosa si ripeta sono prossime allo zero. Lo spero.
Intanto imparo la lezione e allungo la lista che ho iniziato il primo giorno: Cose che ti insegna l’Erasmus. Ora l’ultima voce recita: “sporgere denuncia contro ignoti; in un’altra lingua; alle quattro del mattino”.