La meccanica del dolore
Non è semplice chiacchierare di libri e argomenti faceti dopo aver vissuto un dolore. Dopo aver sentito il dolore di persone a cui vuoi bene e aver ragionato sul significato della tua vita e della morte, in generale e nello specifico. Ma in fondo facciunsalto è anche questo, una raccolta emozionale, e le emozioni negative hanno nell’esistenza di ognuno lo stesso peso di quelle positive e, spesso, uno spettro molto più ampio.
Non sapendo bene quale libro potesse essere in tono con il calderone di sentimenti provati nell’ultima settimana, ho scelto un libercolino breve, una specie di lungo racconto che ho acquistato mesi fa, attirata dalla copertina e dall’ambientazione che ricordava Tim Burton.
Ma non si può vivere sotto una campana di vetro, nella speranza di non far mai inceppare il fragilissimo marchingegno che ci portiamo dentro, e che risponde al nome di cuore
Ambientato nel 1874 nella notte più fredda della storia, La Meccanica del Cuore narra la storia di Jack, che nasce con il cuore completamente ghiacciato. Il neonato non potrebbe sopravvivere, ma il bizzarro personaggio di Madeleine, un po’ levatrice un po’ strega, riesce a salvarlo impiantando in quel muscolo congelato un orologio a cucù.
Il marchingegno è al tempo stesso miracoloso e fragile, e Jack fin da bambino impara che ogni emozione troppo intensa potrebbe essergli fatale. L’amore e il dolore più di tutte. Ma non si può vivere sotto una campana di vetro, nella speranza di non far mai inceppare il fragilissimo marchingegno che ci portiamo dentro, e che risponde al nome di cuore. Non può farlo Jack e neanche noi. Da questa consapevolezza parte il viaggio di Jack, lontano dalle pareti sicure della casa di Madeleine, e verso il mondo ignoto delle emozioni.
Per gli appassionati del genere è quasi d’obbligo, leggendo il racconto di Malzieu, pensare a una poesia di Tim Burton – palesemente fonte di ispirazione dell’autore -, tratta dalla raccolta Morte Malinconica del Bambino Ostrica, dal titolo Bambina Voodoo, che recita:
La sua pelle è un panno bianco ricucito da ghirigori di fili neri,
molti spilli colorati
nel suo cuore son puntati.
Ha un bel paio di occhioni
che usa per intontire i ragazzoni.
Eppure anche lei è preda
di un maleficio da superstrega,
un sortilegio che non può spezzare:
se qualcuno le si avvicina
gli spilli si fanno spina
e nel cuore vanno ad affondare.
Anche per la Bambina Voodoo i sentimenti sembrerebbero fatali, come per il piccolo Jack. E in fondo, per chi non lo sono? Eppure siamo ancora qui, noi fortunati che riusciamo a non far inceppare il nostro marchingegno. Siamo qui ad ascoltare il suono che fa la meccanica del cuore, il dolore sottile che ci provoca uno spillo quando le si avvicina troppo. E non è forse questo che ci tiene ancora in vita?