Sempre lirica è
Cielo stellato e luna piena in una fresca notte di prima estate siciliana; attorno a noi alberi e piante esotiche dell’orto botanico di Palermo che è il più ricco di specie in Italia e tra i più importanti d’Europa. Lungo i viali, tanti stand con una “marina” di libri e molta gente che passeggia. C’è un’aria “sospesa” a Palermo in questo venerdì di pausa elettorale. Un faro acceso su un palco sistemato davanti ad un immenso ficus, che, con le sue radici aeree, è simbolo di una macchia mediterranea antica e familiare.
Salgo sul palco con un completo da sera perché il “gioco” delle parti prevede nell’immaginario collettivo che la signora della lirica anche in un parco sotto le stelle indossi una mise da teatro.
Sempre lirica è anche se raccontata in modo giocoso.
Fa da contraltare in jeans e maglietta, Giorgio D’Amato per condurre questo incontro tra musica lirica e letteratura.
Lo spettacolo ha inizio. L’argomento è Hamlet e io comincio a raccontare: soffitta!
La vigilia di Natale. Il pittore Marcello sta dipingendo il Mar Rosso, e il poeta Rodolfo sta tentando di accendere il fuoco con della carta di un poema scritto da quest’ultimo. La Bohème di Giacomo Puccini si trasforma immediatamente in un racconto i cui protagonisti alternano vicende melodrammatiche a situazioni paradossali.
Non perdo la mia vocazione alla divulgazione e così cito le principali arie:
Che gelida manina!
Sì, mi chiamano Mimì
e duetti
O soave fanciulla
in un alternarsi di giochi, mosse e intrusioni.
Mimì e Musetta diventano ragazze di oggi.
“Che strano nome è Musetta?”, la battuta mi porta alla mente le foto con i selfie tanto alla moda nei social.
Il pubblico ride divertito, mentre Giorgio e io continuiamo a porgere l’uno all’altra una serie di battute.
Sempre lirica è. Così la signora della lirica stralunata e immersa in un mondo antico racconta il suo mondo attraverso il sorriso.
“Quante disgrazie!” Per questo si chiama melodramma e non melo-commedia! Ma intanto racconto della vita della vita da bohémien, della soffitta, del café Monus, delle ultime ore di vita di Mimì e della musica eterna di Puccini. Sempre lirica è. Con il sorriso e in maniera “pop”.
(Foto da Internet)