in bilico
Accade, l’importante è che accada.
Immagino la morte un sogno eterno
M’incammino nella notte sapendo che mi risveglierò senza finire mai, non aprirò più lo sguardo alla luce.
Ti troverò forse non ogni volta ma quando riuscirò a vederti potrò tenerti per mano. Toccarti ancora.
Mi sfugge qualcosa adesso, adesso che vivo questo corpo e questa stanchezza che gli anni mi hanno gettato addosso, pesa il tempo pesano le ossa. Fatica del vivere, del resistere.
Immagino di poter camminare nei miei sogni, nei miei racconti interminabili, sulle strade così somiglianti alla vita sulla terra, ai colori che non tramontano, agli odori che non marciscono.
Accade che nel mio sogno ci siete tutti, poco alla volta, anche se fingete di non essere là, anche se fingete che io non sia più io.
Sarebbe magnifico non smettere di sognare, sarebbe non smettere di vivere, sarebbe non morire per come lo intendiamo.
E non perderei più nulla.
E so che sarei un aeroplano futurista con la carlinga luccicante, con un paio d’occhiali da ape regina e non mi farebbero paura né il deserto né smarrirmi al suono della voce del cammello. Né la sete, né la fame.
Sarei un mazzo di carte smazzato, un ultimo eterno bluff. Un calcio sotto alla tavola. Un segnale.
E il mare? L’acqua mi circonderebbe i fianchi come fa con le isole, là dove vi ho trovato confinati ad attendermi.
Accade che io ti veda sul limitare della spiaggia. Immobile. L’amore non è misurabile, e l’acqua può essere buio ma il ricordo è sempre spiraglio di luce; non servono parole, tu ed io e nulla tra noi. La tua barba, gli occhi da vecchio, il corpo di un marinaio senza tempesta. La pace del sonno, il fardello sulla casa nelle parole che ci eravamo inventati per non dimenticare la tua voce. E adesso eri dinanzi a me mentre l’acqua della notte lambiva le caviglie e qualcuno sussurrava: stai attenta. Ma a che cosa? Qui non c’è paura. E continuavo a guardarti perché non potevo perderti ancora.
Un sogno eterno sogno, e la morte non pesa più del dolore che accompagna il risveglio.
Nessun abbandono nessuna ragione, nessuna alba, nessun colore.
Accade che nel momento in cui ti bacerò sarò ancora viva e tu sarai con me. Nessuna gelosia, nessun senso del possesso, nessuna perdita, tutto piegato al caso e all’irresponsabilità del sogno e alle nostre mani dove il vivere pesa quanto una manciata di petali di rose.
La stanchezza è un mantello scuro, un sipario che non vuol saperne di restituire la scena.
Me lo avevi detto, non ti avevo creduto.
Adesso avrei voluto darti ragione ed abbracciarti forte.