Viva la vida, Frida
Nessuna vita è facile, ma ce n’è qualcuna che è proprio una presa per il culo.
Io non lo so cosa si prova a vivere una vita senza pezzi di corpo, le sensazioni nel toccarsi, nello specchiarsi, nel sentirsi osservati. Io non lo so se l’abitudine arriva, se arriva la rassegnazione o una lontana pace interiore. Ma so, sì, so con assoluta certezza che siamo tutti un po’ mutilati, in una continua ed esasperante ricerca di noi, con la speranza di ritrovarci finalmente tutti interi.
Frida ha vissuto la sua esistenza così, dipingendo l’inferno della sua solitudine, una tavolozza di dolori che sono colori, lei che ha divorato la sua vita senza generare alcuna vita. Sul suo corpo le ferite di un travaglio interiore, spaventoso, il fetore di chi è stato raccattato nell’immondezzaio e lì è rimasto, paralizzato, incastrato.
Ha amato, Frida, ha ballato, ha riso, ha cantato, ha sperimentato, ha pianto, ha sognato, e l’ha fatto fino allo sfinimento, fino a non poterne più, fino a domandarsi quando una resistenza indecente deve lasciare il posto ad una resa dignitosa, quando è il momento di spiegare le ali nere e far vincere la pelona, compagna e ombra costante.
È la malinconia. Quella che Diego non sopportava, per cui ha sparato un colpo di pistola contro il giradischi, la stessa che vedeva negli occhi della sua Frida e che faceva scomparire in un abbraccio.
È la malinconia. Quella che porta Frida, mutilata e donna, a chiedersi qual è stata la mia rivoluzione? qual è stata la mia rivoluzione in questa vita?
È la malinconia. Quella che una straordinaria Pamela Villoresi ci racconta senza filtri, nuda e vera, quella che Lavinia Mancusi canta nelle vesti di Chavela Vargas, quella che Veronica Bottigliero dipinge sul corpo di Frida, in un quadro che parte dal corpo, cresce nell’anima e diviene radice salda e incontrollata.
Viva la vida è il racconto di noi, di noi che amiamo la vita perché la odiamo.
«La pioggia. Sono nata nella pioggia. Sono cresciuta sotto la pioggia. Una pioggia fitta, sottile. Una pioggia di lacrime. Una pioggia continua nell’anima e nel corpo. Sono nata con lo scroscio della pioggia battente. E la morte, la Pelona, mi ha subito sorriso, danzando intorno al mio letto. Ho vissuto da sepolta ancora in vita, prigioniera di un corpo che agognava la morte e si aggrappava alla vita»
Abbiamo visto Viva la vida
liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Pino Cacucci
progetto, adattamento e regia Gigi Di Luca
con Pamela Villoresi
e con Lavinia Mancusi (Chavela Vargas, musiche di scena)
e Veronica Bottigliero (La Pelona, body painter)in streaming sul canale del Teatro Biondo di Palermo