Cosa faremmo a casa se un fantasma non aleggiasse fra le mura?
Un Fantasma aleggia fra le mura delle nostre case. Da settimane non si riesce a formulare un pensiero che non sia in qualche modo connesso alla sua presenza.
Non si parla d’altro. O meglio: lo si fa, ed è un palese – e quindi mal riuscito – tentativo di “non-parlare-di-”. Un effetto speciale sgamabilissimo in un film degli anni Settanta.
Che si parli di ricette, di libri letti, di yoga e meditazione, di disegno o puzzle, di bimbi a casa e relativi modi per tenerli buoni, di imparare una nuova lingua o a suonare un nuovo strumento, si parla sempre e comunque di un unico fantasma.
Meno lo si cita, più è presente e striscia sull’uscio di ogni casa.
Che si parli di politica, del Papa, di supermercati (vuoti), di cinema (chiusi), di economia (che va a rotoli), di Netflix (su cui “ho visto già tutto”), di ospedali e sanità, di affetti e amori, di social network e telelavoro, il grande sottinteso è soltanto uno. L’innominato, l’innominabile.
Che ad affrontare il tema siano influencer, con i loro hashtag #iorestoacasa, il politico, medico, giornalista o psicologo di turno, il tema attorno a cui ruota l’eloquio è lo stesso.
Ormai Mentana racconta ogni sera un’unica sfaccettata storia, per più di mezz’ora, un capitolo al giorno.
È sempre identico al giorno prima il sospetto impresso negli occhi quando esci di casa per buttare l’immondizia e il vicino non ti saluta neanche più, tu ci resti male ma poi rifletti e decidi che magari è una forma superiore e incompresa di rispetto e tutela nei tuo confronti.
Sai benissimo cosa accomuna tutta quella smania di imparare cose nuove, il DIY (“do it yourself”), il sapone e il pane fatto in casa, le videorecensioni, i videoconcerti e le storie su instagram con il sudore sulla maglia e due minuti di plank, i continui collegamenti a Zoom per l’aperitivo con gli amici – con quei ridicoli eppure necessari calici a distanza che battono contro il vetro del computer o del cellulare – e quell’agenda personale su cui ormai sono appuntati soltanto webinar.
Webinar come se piovesse. Webinar come se queste piccole lectio magistralis virtuali, tenute da illustri sconosciuti che fino al giorno prima erano comunissimi mortali che svolgevano il loro lavoro senza pretese da formatori, potessero salvarci la vita.
Webinar e vino, entrambi necessari per convincerci che la vita vada ancora avanti su tutti i fronti anche mentre a noi sembra di no.
E, siccome la vita avanti ci va lo stesso, oggi mi sono arrovellata per cercare di trovare qualcosa che sfugga a questo illustre innominato. Me ne basta una soltanto.
Un argomento di conversazione, un passatempo che non sia mero ripiego o “strategia-per-non-focalizzarsi-su”.
Mi basterebbe leggere un libro senza pensare che “ora finalmente posso dedicarmici come si deve, visto che -“. Eppure sto leggendo Infinite Jest di D.F.Wallace proprio spinta da un ragionamento miserello di questo tipo.
Cosa faremmo a casa se un fantasma non aleggiasse fra le mura insieme a noi?
Mi accontenterei di trovare qualcosa di genuino e un po’ ingenuo, come la voglia che piomba nella testa di un bambino di mangiare fragole a dicembre. Totalmente fuori dal contesto.
Qualcosa che non sia preoccupazione o tentativo di esorcizzarla.
Una boccata d’aria, insomma.
Ad onor del vero anche il titolo di questo articolo – con annessa battutina che non fa rifere – così come l’articolo stesso, non parlano d’altro che del Grande Fantasma Innominato ed anche io, influencer dei poveri, non posso che annunciare sottovoce un umile #iorestoacasa.
Eppure sarebbe così bello riuscire veramente a parlare davvero d’altro. Mi rendo conto che è una pretesa non da poco.
Ad ogni modo, se qualcuno ha idee o suggerimenti, che batta un colpo.