A Zafón
Poi però c’è lui, Zafón.
Ho letto L’ombra del vento tutto d’un fiato, ritrovandomi catapultato nel cimitero dei libri dimenticati, starnutendo fra la polvere di una labirintica e misteriosa biblioteca, immaginandomi guardiano e custode dell’ultima copia del libro di Julian Carax, inseguito sotto una pioggia battente dal diabolico Coubert, ritrovandomi io stesso a comprendere che Carlos, Daniel, Julian ero io, ero io in quelle pagine di straordinaria avventura.
E in fondo Marina è proprio lui, è proprio Zafón, che ha promesso a sé stesso di scrivere la sua storia nei suoi libri, di imprigionare nelle pagine l’eterna giovinezza della sua scrittura, l’eterna ombra che ci farà compagnia nelle biblioteche di tutto il mondo.
Addio Carlos, e grazie.