Lo confesso, sono (stato) bulimico
Non mi era mai successo. Avere un ripudio per la parte social di me. Facebook, Twitter, Google+. Per non parlare di Whatsapp e di altri tipi di applicazioni per messaggi.
Stamattina mi sono svegliato e ho trovato un centinaio di notifiche sul telefono. Che dovrebbe essere smartphone, un telefono intelligente, ma che non ha capito che la mia bulimia per la rete sta passando un periodo di secca. Voglio un poco essere padrone dei messaggi che ricevo, delle nozioni che voglio assimilare, delle canzoni che voglio ascoltare. Voglio essere io a cercare tutto questo. Non viceversa, il viceversa non mi interessa più.
Non l’avrei mai detto che avrei passato un periodo di stanca dell’essere social. Mi sono tuffato appieno nel magico mondo di Twitter, grazie ad una mia amica norvegese sono stato uno dei primi, tra i miei amici italiani, ad iscrivermi a Facebook. Mi sono affezionato subito a Google+ e credo che tra un paio d’anni supererà il social network di Zuckerberg. Ma ora basta. Basta notifiche, basta trilli insolenti, basta. La mia bulimia è finita e ve lo voglio spiattellare in faccia, invadendo la vostra labile privacy che avete, come me, venduto per un pugno di like e per qualche amico che non sentivate più da un bel po’ di tempo.
Cosa ha creato tutto questo? La mancanza di comprensione di ciò che ricevo, l’essere svegliato durante la notte dall’illuminazione del telefono che a volte squilla pure, l’essere messo in mezzo in conversazioni delle quali sì mi interessa anche ma solo se lo voglio. Perché rivoglio me stesso, la mia capacità di comprensione devo usarla con parsimonia e solo per quando ne vale la pena. E spegnerò anche la TV con tutti quei telegiornali che non dicono più nulla, che ti bombardano di notizie video, scritte, audio nello stesso momento. Basta. Taglio i ponti. Ma se mi scrivete una lettera, a mano, risponderò.