Bibliche punizioni
Qualcosa lega, nello spirito, la vicenda finanziaria della Grecia alla più tragica della migrazione continua da tutto il Mediterraneo del sud e dell’est. E’ la freddezza. Non quella lucida, razionale ed efficace che aiuta a scegliere con saggezza. Ma quella distaccata, disinteressata e talora sprezzante. Quella che guarda da lontano, e che pertanto non può guardare negli occhi, che vede solo ombre indistinte, macchie scure che si agitano. Dove non si giudica in base ai fatti, alle condizioni e alle responsabilità, ma soprattutto con una visione biblica delle punizioni.
Le coscienze si placano e le parole dure paiono ovvie. Ma poi il mondo gira, senza seguire quelle parole
E’ questo il tempo che viviamo. Nell’illusione che siano le decisioni, miopi o lungimiranti, a determinare lo scorrere delle vicende umane, e non siano queste ultime a imporsi a dispetto dell’affermazioni di volontà di controllo delle stesse.
Ed è interessante notare come la storia o le cronache non insegnino niente. Ciascuno afferma in modo stentoreo argomenti e tesi già visti fallire in passato. Si ripetono con maggiore energia solo per farli apparire nuovi. Ma sono quelle di sempre.
E’ curioso che la Grecia sia trattata, pur con tutti i suoi errori, con un disprezzo che non è stato usato con chi, con i suoi errori, ha prodotto 50 milioni di morti. Così come sulle immigrazioni, come se queste potessero essere giudicate e trattate come una sorta di contrabbando da stroncare. Così tutto diventa semplice, banale.
Le coscienze si placano e le parole dure paiono ovvie. Ma poi il mondo gira, senza seguire quelle parole, senza accettare decisioni lontane e, soprattutto il più delle volte, colpendo chi pensava di sapersi rendere immune.